Che cosa si intende con il termine “co-genitorialità”? E qual è l’origine di questa parola? Iniziamo col dire che si tratta di un vocabolo relativamente recente, che risale all’inizio di questo millennio e rispecchia l’evoluzione che i modelli familiari, e quindi anche genitoriali, hanno avuto negli ultimi anni. Con questa parola si indica il modo in cui i genitori collaborano assieme nella loro funzione di essere genitori.

In realtà esiste un altro significato di questo termine, che sta prendendo campo sempre più, ossia la possibilità che due persone si accordino per assumere il ruolo di genitori pur senza essere in una relazione affettiva in atto, come può essere il matrimonio o la convivenza, oppure trascorsa, come può accadere nel caso di una coppia di genitori separati. In questo caso si parla di co-genitorialità elettiva. In queste righe ci soffermeremo però solo sul concetto di co-genitorialità intesa come l’insieme delle modalità con cui una coppia di genitori condivide la responsabilità educativa ed il reciproco stile educativo. E ovviamente parleremo anche delle modalità con cui i partner gestiscono gli inevitabili conflitti che sorgono nel loro lavoro educativo.

Come scrivevo all’inizio, questo termine è frutto di quel cambiamento paradigmatico che ha caratterizzato la famiglia negli ultimi decenni: il passaggio dal modello familiare centrato sulle regole (riguardanti i ruoli, le dinamiche relazionali, gli stili di vita, i progetti e gli obiettivi dei diversi membri della famiglia), a quello centrato sugli affetti e sulla relazione. Stiamo parlando del passaggio epocale dalla famiglia etico-normativa a quella affettiva, di cui ho già parlato in questo articolo.

Una delle caratteristiche del modello di famigli affettiva, oggi così diffuso, è una maggiore interscambiabilità di ruoli e un incremento della collaborazione tra i genitori. Questo rende più facile la condivisione dei punti di vista, dei codici educativi, delle prospettive di entrambi i genitori, a patto che ci sia disponibilità reciproca in un clima di fiducia e di confronto costante e costruttivo. E’ necessario che tra i partner ci siano sintonia, competenze comunicative (soprattutto la capacità di ascoltare) ed umiltà.

Per comprendere meglio come si sviluppa la co-genitorialità, soffermiamoci su alcune caratteristiche, a partire proprio dal livello di accordo sulle questioni educative di fondo. Si tratta di un aspetto che richiede una buona comunicazione di coppia, per riuscire a gestire al meglio gli inevitabili conflitti che si presentano. Basti pensare, ad esempio, alle difficoltà che possono nascere su temi centrali come l’educazione religiosa o l’autonomia dei figli adolescenti.

Ovviamente la collaborazione non riguarda solo i principi generali dell’educazione. La co-genitorialità passa anche dalla divisione dei compiti durante la giornata, come accompagnare i figli a scuola, seguirli durante i compiti, accompagnarli per gli acquisti. Si tratta di occasioni attraverso le quali i genitori possono crescere nella capacità di venirsi incontro e di prestare attenzione alle esigenze del partner.

Un altro aspetto importante della co-genitorialità è legato alla qualità del sostegno o, viceversa, al peso della disconferma del proprio ruolo genitoriale da parte del partner. Due partner che si sostengono e si supportano da questo punto di vista sono di grande aiuto non solo a sé stessi ma anche ai figli che comprendono meglio che cosa significhi crescere in un clima di rispetto delle differenze.

I genitori che sanno collaborare hanno la possibilità di generare ed alimentare un vero e proprio pensiero duale educativo, che si arricchisce delle specificità del pensiero educativo di ciascuno. In una coppia di genitori è normale che ci siano differenze di vedute e di conseguenza un diverso modo di attuare le strategie educative. Il loro agire educativo può oscillare tra due estremi: il divenire, ovvero la necessità che i figli sappiano cambiare, rischiare, allungare il passo, si contrappone all’essere, ovvero l’opportunità di restare ancorati alle certezze di quanto si è già raggiunto, per consolidarle ed accrescere il senso di sicurezza. Questa differenziazione tra il divenire e l’essere è un modo particolare di riproporre la differenza tra il codice educativo paterno (caratterizzato da una maggiore propensione all’uscita, alla progettualità, al rispetto delle regole, al consolidamento del senso di responsabilità) e il codice educativo materno (più centrato sull’accudimento, l’accoglienza, la gratificazione).

La differenza di prospettive tra i partner potrà fare di quella relazione un luogo di scontro oppure un luogo in cui crescono il rispetto, l’interesse, la gratitudine. Nella collaborazione reciproca, ciascun partner potrà trasmettere all’altro un messaggio di approvazione che si traduce nelle parole “Considero il tuo punto di vista e te ne sono grato“. Parole da cui emergono l’interesse, il rispetto per il punto di vista altrui e la gratitudine. E questo anche se si rimanesse comunque fermi sulla propria opinione. In questo modo, i figli hanno l’opportunità di vedere incarnati nei loro genitori i valori di comprensione, rispetto e tolleranza.

Nell’ambito della co-genitorialità è molto importante definire bene i confini relazionali tra genitori e figli. Nelle situazioni altamente conflittuali, per esempio, questo si traduce nell’evitare il formarsi di alleanze trasversali che a volte un genitore stringe, più o meno consapevolmente, con un figlio al fine di mettersi contro l’altro genitore. Questo comportamento, oltre evidentemente ad andare a minare alla base la fiducia nella figura genitoriale esclusa, alla lunga rischia di demolire anche l’autorevolezza del genitore che si allea col figlio, a causa di un effetto boomerang che le si ritorce contro. I figli desiderano infatti l’affetto e l’amore da parte di entrambi i genitori e, tranne in casi ben circoscritti, non accettano che un genitore li usi per andare contro l’altro.

La definizione chiara dei confini relazionali non riguarda solo questo aspetto. Nelle situazioni ordinarie e non conflittuali, ad esempio, è molto importante che entrambi i genitori si impegnino per evitare che i figli si inseriscano in maniera tossica nella relazione tra di loro, che dovrebbe sempre venire prima rispetto alle relazioni con i figli. Pensiamo a quelle situazioni in cui uno dei partner si sente scalzato nel rapporto con l’altro partner dalla presenza troppo invadente di uno dei figli. Ad esempio può accadere, spesso dopo una gravidanza, che un papà si senta escluso e marginalizzato dalla particolare relazione che si viene a creare tra la madre ed il figlio piccolo.

Prima di concludere vale la pena accennare a quelle situazioni in cui la co-genitorialità si esercita in situazioni di separazione. Si tratta di situazioni molto delicate, in cui i due genitori non sempre si trovano nelle condizioni psicologiche e giuridiche per vivere in accordo il loro ruolo educativo, che comunque non decade mai, neanche dopo un divorzio. In questi casi è molto importante che i due vengano accompagnati da un supporto psicologico oppure da un mediatore familiare che li aiuti a non perdere di vista il fatto che essi rimangono un punto di riferimento per i figli ai quali devono risparmiare il più possibile le conseguenze deleterie della separazione o comunque una situazione di elevata conflittualità.

 

Sintesi del mio intervento dell’11 e del 15 febbraio 2022, nell’ambito del progetto di educazione affettiva e sessuale educ@more. Clicca qui per scaricare il testo integrale e la videoregistrazione dell’intervento.

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