I dati fanno impressione: un terzo dei bambini dagli 11 ai 12 anni e quasi la metà dei 14-17enni guarda pornografia online, tra essi almeno uno su due è disponibile al sexting e ben il 70% considera la donna un oggetto sessuale. E poi c’è un altro numero allarmante: un ragazzo su quattro lamenta almeno una disfunzione sessuale, prima fra tutte la mancanza di desiderio sessuale. E questi sono solo alcuni dei dati che emergono dall’indagine condotta da Milena Gabanelli sul rapporto tra adolescenti e porno online, pubblicata due giorni fa sul sito del Corriere della Sera.

Leggere le conseguenze anche a lungo termine che, secondo la Gabanelli, l’uso precoce (e non solo) di pornografia provoca sui giovanissimi, soprattutto maschi, fa ancora più impressione: comportamenti sessisti, atteggiamenti violenti e aggressivi nei confronti delle donne, richieste pressanti alla partner di inviare foto o video intimi, incapacità di relazionarsi con le donne in maniera naturale, bisogno di una sessualità sempre più spinta per riuscire ad eccitarsi.

Quello della pornografia non è un argomento nuovo di questo blog, ne ho già parlato qualche mese fa e chi volesse potrà tornare a quanto scritto per comprendere meglio perché un genitore non può e non deve ignorare gli innumerevoli motivi che fanno della pornografia online una seria minaccia all’equilibrio affettivo, relazionale e psicologico dei propri figli. La stessa giornalista del Corriere, che non possiamo certo tacciare di bigottismo o chiusura mentale, parlando di quanto i genitori siano inconsapevoli dei danni provocati dal porno online, scrive testualmente di “conseguenze pesantissime sulla vita dei loro figli”.

Davanti ad un fenomeno che sembra crescere senza argini, la reazione migliore, almeno fino a quando non si interverrà a livello legislativo, rimane quella educativa. Anche perché davanti al dilagare della pornografia online, l’aspetto più preoccupante è proprio la lentezza con cui i genitori acquistano quella consapevolezza che permetta loro di intervenire con decisione, soprattutto in chiave preventiva.

La strategia migliore non è quella di combattere il porno, che oltre ad essere una sorta di battaglia contro i mulini a vento, non condurrebbe a quello che dovrebbe sempre essere il fine ultimo dell’educazione, ossia rendere un essere umano un uomo libero. Data la situazione attuale è molto più efficace fare educazione sessuale, superando pregiudizi e stereotipi e cercando semmai di fare davvero educazione, soprattutto nell’ambito della famiglia. Non si tratta, come ho già scritto più volte, di dare istruzioni per l’uso ma di provare a rispondere alle domande di senso che bambini e ragazzi si pongono naturalmente sulla sessualità. Non si tratta di spiegare come si fa l’amore ma che senso ha l’amore, aiutando i propri figli a comprendere il legame inscindibile che esiste tra il sesso, la vita e l’amore.

Fare educazione sessuale, per i genitori, significa saper andare oltre due atteggiamenti opposti, entrambi deleteri. Il primo è quello di pensare che “tanto mio figlio non guarda certe cose e, se lo fa, cosa vuoi che sia la vista di qualche corpo nudo? Anzi, può essere un modo per iniziare a familiarizzare con la sessualità”. Pensare una cosa del genere vorrebbe dire mostrare di non conoscere bene né il proprio figlio, né soprattutto i contenuti del porno online, molti dei quali sono estremamente violenti e degradanti. Al lato opposto c’è l’atteggiamento di chi si ostina a considerare sessualità ed educazione sessuale una specie di tabu, di cui non si deve assolutamente parlare per “non risvegliare nei ragazzi curiosità malsane e precoci sulla sessualità”. Come se non ci pensassero già il web, la TV, i libri che leggono o la musica che ascoltano…

È assolutamente necessario fare educazione sessuale, e prima ancora bisogna lavorare sull’educazione affettiva. E per farlo bisogna attrezzarsi, perché si tratta di un compito per nulla facile. Per questo è utile confrontarsi con altri genitori, per scoprire che non si è soli a condividere determinati valori; è necessario conoscere meglio il mondo contemporaneo ed il clima culturale, esterno alla famiglia, nel quale crescono i figli; è fondamentale studiare e formarsi (tra pochi giorni avrete delle importanti anticipazioni sul programma formativo che partirà dopo l’estate); può essere utile lasciarsi aiutare da una consulenza esterna che, proprio perché estranea al contesto familiare, può aiutare i genitori a vedere le cose con maggiore obiettività.

L’unica cosa che come genitori non possiamo fare è rimanere fermi. Anche perchè perderemmo inevitabilmente del terreno prezioso, che diventerebbe poi difficile da recuperare. Perchè rischiare di dover inseguire con fatica il tempo che abbiamo perso?

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