«Il fallimento di una relazione è quasi sempre un fallimento di comunicazione». Così ha scritto uno dei sociologi più  famosi del secolo scorso, Zygmunt Bauman. Effettivamente, l’esperienza che ricavo dal mio lavoro di consulenza alle coppie conferma in maniera inequivocabile queste parole. Se la comunicazione è quindi alla base di una relazione di coppia soddisfacente, come fare per svilupparla nel migliore dei modi?

A volte ci illudiamo che saper comunicare con un’altra persona sia una questione di tecniche. Basta trovare le strategie giuste ed il gioco è fatto. Ma non è così. E la prima spiegazione di ciò è data da un principio fondamentale della comunicazione che dice che non è possibile non comunicare, il che significa che la nostra prima comunicazione è fatta attraverso il corpo, molto spesso senza che noi ne siamo consapevoli. Comunicare bene non è questione di tecniche ma di atteggiamento. Non si tratta di fare ma di essere. E siccome l’essere lo manifestiamo attraverso il corpo, riconoscere il linguaggio del corpo, del nostro corpo, è la prima condizione per andare d’accordo innanzitutto con noi stessi e con quanto esce dalla nostra bocca. E poi potremo anche andare d’accordo con il nostro partner.

La relazione di coppia si fonda sulla comunicazione, dicevo. Come ci ricorda l’etimologia stessa di questa parola, senza comunicazione la relazione non può stare in piedi ed è destinata, presto o tardi, a naufragare. Per quanto comunicare risulti estremamente difficile, non dimentichiamo mai però che si impara a farlo ed è la relazione stessa che ci guida in questo lavoro di apprendimento. A cominciare da quella che è la prima e probabilmente più importante qualità della comunicazione: l’ascolto.

L’ascolto dell’altro si traduce innanzitutto nel saper prestare attenzione, non solo a quanto l’altro ha da dirci, ma alla sua stessa persona, alla sua originalità, al suo modo di essere che è inevitabilmente diverso dal nostro. L’ascolto non si fa soltanto con le orecchie; quello uditivo è solo un passaggio dell’ascolto, forse il meno importante. Ascoltare vuol dire innanzitutto percepire la presenza dell’altro, accorgersi che c’è l’altro accanto a noi; poi senz’altro si tratta di sentire quello che l’altro ci dice; infine, ascoltare vuol dire accogliere la differenza. Ci rendiamo conto così che l’ascolto non è mai un atteggiamento passivo ma richiede molte energie da parte nostra.

L’ascolto è uno dei requisiti necessari perché possa nascere quel noi che è il frutto dell’incontro tra l’io e il tu. Se ciò non avviene, se non ci si ascolta, la relazione si appiattisce e implode. La scomparsa del noi è una delle malattie della coppia di cui sto scrivendo nel mio nuovo libro, sulla relazione di coppia, che spero possa essere pubblicato subito dopo l’estate.

Imparare ad ascoltare significa poi apprendere il linguaggio, anzi i linguaggi, con cui si manifesta l’amore in una coppia. Uno scrittore americano ne ha elencati cinque in un famoso testo che è diventato un must quando si parla di relazione di coppia. Sono le diverse modalità con cui si esprime l’amore nei confronti di un’altra persona: le parole di benevolenza, il tempo di qualità, i gesti di servizio, il contatto fisico ed i regali. Imparare ad ascoltare vuol dire allora scoprire qual è il linguaggio preferito dalla persona amata. E soprattutto comprendere che quasi sempre esso non coinciderà con il linguaggio dell’amore che prevale in noi.

Un aspetto molto importante della comunicazione di coppia riguarda la trasparenza della comunicazione stessa. Due anni fa ho incontrato un gruppo di coppie che si stavano preparando al matrimonio e, nel parlare di comunicazione, ricordo di aver detto loro che nella coppia dovrebbe essere normale non avere segreti. Qualcuno degli uomini presenti mi osservò perplesso e uno di loro, guardando me ma riferendosi alla ragazza che aveva accanto, mi disse: «ma neanche sul cellulare? Il mio cellulare è privato e lei lo sa che è una cosa mia!»

Ora, il punto non è stabilire se far conoscere o meno al proprio partner la password del cellulare e neanche decidere se quando si va in bagno bisogna chiudere a chiave la porta oppure no per non fare entrare la moglie o il marito (tempo fa mi capitò di assistere ad una accesa discussione, a casa di amici, sull’importanza della porta del bagno nella casa di due novelli sposi). Queste cose dipendono dalla sensibilità di ciascuno, dal desiderio di riservarsi momenti di intimità personale, dal modo di vivere questi momenti e da mille altri motivi. La questione è invece più delicata e sostanziale e può riassumersi in questa domanda: ci sono aspetti o aree della mia vita nei quali il mio partner non deve entrare? Non parlo delle questioni professionali, che ovviamente sono personali e richiedono la giusta discrezione e riservatezza. Mi riferisco a ciò che dovrebbe e potrebbe essere condiviso per il bene della coppia e invece non lo è per paura o mancanza di fiducia.

Sono davvero tante le coppie nella quali manca la fiducia completa e, di conseguenza, la comunicazione si mantiene su un livello superficiale, quando non è dichiaratamente problematica. In questo modo però, anche senza volerlo, è come se si lasciasse la porta comunque aperta per poter uscire e fuggire via, perché «non si sa mai…»

Voglio chiudere questo articolo invitandovi a riflettere sulla differenza tra due parole, trattare e maltrattare, che nella sintassi consiste in tre lettere, ma che nella sostanza è racchiusa in due modalità comunicativa opposte.

Ringraziarla per quello che ha fatto, anche se era “dovuto”; farle i complimenti per quel lavoro che ha fatto meglio di te; incoraggiarla perchè può farcela a superare un ostacolo. Pochi trattano così la persona che amano.
Lamentarti perchè c’è sempre qualcosa fuori posto; non dirle mai una parola bella perchè tanto non ce n’è bisogno, lo sa già; farle pesare le sue debolezze. Troppi maltrattano così la persona che amano.
Trattare o maltrattare. Tre lettere che fanno la differenza. Si capisce allora un po’ meglio come si può far durare un amore per sempre?

 

Sintesi del mio intervento dell’11 e del 15 marzo 2022, nell’ambito del progetto di educazione affettiva e sessuale educ@more. Clicca qui per scaricare il testo integrale e la videoregistrazione dell’intervento.

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